Le diete
chetogeniche
Le diete chetogeniche
Le diete chetogeniche sono uno strumento importante in moltissime situazioni cliniche: nel trattamento delle cefalee, nei percorsi per la fertilità, in alcune patologie femminili come la PCOS fino alla gestione nutrizionale di alcuni tipi di cancro, questi percorsi possono essere un ottimo supporto alle terapie mediche. La premessa su cui si basa la dieta chetogenica è la capacità del nostro organismo di utilizzare con grande efficacia le riserve di grasso quando la disponibilità di carboidrati sia notevolmente ridotta. Già nel 1920, questo approccio dietetico è stato utilizzato per controllare le crisi epilettiche in pazienti pediatrici affetti da epilessia non trattabile con i farmaci. Negli ultimi anni si è registrato un rinnovato interesse della comunità scientifica nei confronti di questo regime alimentare, con l’avvio di promettenti filoni di indagine sull’utilizzo della chetogenica oltre che per il trattamento dell’obesità anche per quello di altre patologie come certe forme tumorali, alcune patologie neurologiche come Alzheimer e Parkinson, il Diabete e la Sindrome Metabolica.
L’aumento della concentrazione di corpi chetonici nel sangue conseguente al digiuno o alla riduzione severa del loro apporto con la dieta è una condizione del tutto naturale definita chetosi, un meccanismo evolutosi per far fronte alle stringenti esigenze metaboliche e alle disponibilità limitate di cibo del nostro passato di cacciatori-raccoglitori, naturalmente presente anche al mattino dopo il digiuno notturno o dopo intensi e prolungati sforzi fisici e muscolari. La restrizione severa dell’apporto di carboidrati, attraverso l’azione su ormoni quali insulina e glucagone, promuove la mobilitazione di lipidi dai tessuti di riserva e la loro utilizzazione a scopo energetico. Vista la scarsità di glucosio vengono prodotti corpi chetonici, sostanze dai nomi complessi come acetone, acetoacetato e acido β-idrossibutirrico, che divengono carburante d’elezione per le cellule del Sistema Nervoso Centrale. Durante la chetosi la glicemia viene comunque mantenuta su livelli normali grazie all’utilizzo di aminoacidi glucogenetici e, soprattutto, glicerolo, derivante dalla demolizione dei trigliceridi nel tessuto adiposo, per la formazione di glucosio. Nella chetosi fisiologica la presenza di corpi chetonici nel sangue passa da 0.1 mmol/l fino a circa 7-8 mmol/l, senza però determinare alterazione significative del pH, normalmente intorno a 7.4, che può comunque ridursi leggermente nei primi giorni, vista l’acidità dei corpi chetonici, per tornare rapidamente ai livelli normali purché la concentrazione dei corpi chetonici si mantenga al di sotto di 10 mmol/l.

L’effetto di risparmio delle riserve proteiche potrebbe avvenire attraverso diversi meccanismi: l’uso di proteine è rilevante nei primi giorni della dieta, ma man mano che l’organismo comincia ad utilizzare in maniera preponderante acidi grassi liberi e chetoni per le proprie esigenze energetiche la richiesta di glucosio cala drasticamente, accompagnata della riduzione dell’uso di aminoacidi a scopo energetico. Non si esclude un effetto diretto dei corpi chetonici sul metabolismo proteico e sull’azione della tiroide, con riduzione di T3. I chetoni in eccesso, non utilizzati a livello dei tessuti, vengono eliminati attraverso la respirazione in forma di acetone — che impartisce il caratteristico fiato acetosico — e tramite le urine, dove l’eccesso di acidità è tamponato da contemporanea eliminazione di sodio, potassio e magnesio: l’aumentata escrezione di sali è un fatto di cui tenere conto durante una dieta di questo tipo. La chetosi determina modifiche nella concentrazione di diversi ormoni e nutrienti, tra cui grelina, amilina e leptina e, ovviamente, dei corpi chetonici stessi. È probabilmente attraverso queste variazioni che viene a determinarsi uno degli effetti più rilevanti della dieta chetogenica: la riduzione o la totale scomparsa della sensazione di fame che è tipica della chetosi profonda, indubbiamente una situazione che meglio aiuta a sopportare il rigore tipico di questa dieta.
Come impostare una dieta chetogenica
Due sono gli elementi alla base dei protocolli di dieta chetogenica più comunemente utilizzati per il dimagrimento (i protocolli utilizzati a scopo terapeutico, specie in ambito neurologico, presentano caratteristiche diverse):

Riduzione dell’apporto giornaliero di carboidrati al di sotto dei 30-50 g al giorno. Quando il consumo di carboidrati supera questo valore soglia è difficile riuscire a indurre lo stato di chetosi.

Riduzione dell’apporto calorico sotto alle 1200 kcal al giorno, per arrivare fino a 800/900 kcal/die nelle VLCKD (Very Low Calories Ketogenic Diet).
Come impostare una dieta chetogenica
Il contributo proteico, al contrario di quanto comunemente si crede, viene mantenuto su valori di poco superiori a quanto indicato nelle linee guida, valori che oscillano intorno a 1-1,5 g per kg di peso corporeo, attestandosi intorno ai 50/120 grammi giornalieri a seconda delle caratteristiche del paziente. Ovviamente le proteine devono provenire da alimenti di buona qualità: sono quindi favoriti pesce, carne, uova e yogurt, quest’ultimo in quantità limitate. L’apporto di grassi dovrebbe essere tale da garantire l’apporto calorico desiderato per il soggetto, con netta predilezione per cibi ricchi di grassi insaturi di buona qualità come olio extravergine di oliva, frutta oleosa secca e pesce. Da controllare il consumo di carni grasse, salumi, formaggi stagionati, margarina. Il consumo di verdure a ridotto contenuto di zuccheri è permesso in quantità libera, mentre per verdure con un contenuto di carboidrati più elevato è previsto un tetto alle porzioni da consumare, tra i 100 e i 200g. Non è permesso il consumo di nessun tipo di frutta e di quelle verdure a elevato contenuto di carboidrati come rape rosse, patate e carote cotte. Integratori di sali vitamine, vitamine e acidi grassi omega 3 possono esser necessari, visto il ridotto e selezionato apporto di cibi. Tra i disturbi più comunemente riportati, specie nei primi giorni, ci sono mal di testa, che in genere scompare una volta raggiunta la chetosi, e stitichezza, dovuta alla decisa riduzione del volume di cibo consumato: per scongiurare situazioni di questo tipo è importante che il soggetto mantenga un elevato consumo di acqua durante la fase di dieta, intorno ai due litri giornalieri. Contrariamente a quanto si pensa la dieta chetogenica non è una dieta iperproteica. Ad aumentare, per la maggioranza dei soggetti che la affrontano, è la quantità di verdura da consumare nella giornata.

Quando è indicata la dieta chetogenica
Una delle applicazioni classiche della dieta chetogenica è il trattamento dell’obesità severa in soggetti accuratamente selezionati: i vantaggi sono rilevanti, per la rapidità dei risultati che accresce notevolmente la motivazione, per la riduzione della sensazione di fame tipica della chetosi, per l’effetto di risparmio sul tessuto muscolare e per la maggior aderenza al piano alimentare che risulta in genere molto facile da seguire. La dieta chetogenica si presta anche alla realizzazione di programmi commerciali di dimagrimento: è fondamentale in questo caso che il soggetto sia seguito da un team esperto che comprenda medico e nutrizionista per gestire dieta e dimagrimento senza rischio alcuno per il paziente.
Le controindicazioni della dieta chetogenica?
La dieta chetogenica è controindicata in una serie di condizioni patologiche particolari:
Gravidanza e allattamento
Insufficienza renale
Insufficienza epatica
Diabete di tipo I
Porfiria, aritmie, angina, infarto miocardico recente
Alcolismo
Disturbi mentali
Non paiono fondate le obiezioni all’uso di una dieta chetogenica in soggetti obesi per un supposto effetto nel determinare aumento di colesterolo LDL e trigliceridi che, al contrario, la maggior parte degli studi dimostrano ridursi, assieme al colesterolo totale, con contemporaneo aumento del colesterolo HDL durante la dieta. Analogamente paiono esagerate le preoccupazioni relative ad un potenziale danno renale visto che diete chetogeniche condotte correttamente sono essenzialmente normoproteiche. In effetti i pochi studi che hanno rilevato potenziali effetti negativi causati da diete chetogeniche tendevano a confondere queste diete con protocolli, perlopiù commerciali, ad elevato contenuto di proteine e grassi: una dieta chetogenica ben implementata è invece un piano alimentare a basso contenuto calorico, leggermente iperlipidico e sostanzialmente normoproteico. Studi con piani alimentari creati seguendo queste linee guida non hanno mostrato effetti collaterali negativi di significato clinico.